sabato 2 agosto 2025

Capitolo V ~ Presa di posizione



Ho tentato d'ignorarlo.

A fare finta che fosse solo stanchezza, forse stress. A dirmelo come una scusa "dai, che domani sarà tutto normale".

Ma no, non passa, non passa mai.

Ogni gesto, ogni pensiero che arriva, ogni tentativo di distrarmi, è come toccare qualcosa che non è più mio, come se da un giorno all'altro, il mio corpo avesse iniziato a rispondere a comandi invisibili.

Ho scritto ad Evelyn, ho troppo bisogno di lei in quest'istante.

In nemmeno di mezz'ora lei è già qui per fortuna. È arrivata in silenzio, come sempre, s'è seduta vicina a me senza fare domande, e io ho cominciato a vuotare tutto, a scatti, fortunatamente che lei era già più o meno al corrente della mia situazione, ma non fino a questo punto.

Le ho raccontato dei pensieri che non sembrano più i miei.
Delle emozioni che mi travolgono senza sapere da chi provengano.
Del mio corpo che a volte s'accende come se qualcun'altro stesse vivendo attraverso di me.

Poi, con un nodo in gola, gliel'ho detto..

- Evelyn credo d'essere andata a letto con Bat

Lei ha alzato lo sguardo di scatto, ma non ha detto una parola. Solo quegli occhi che cercano di capire tutto ma senza giudizio.

- Non è stato come sembra. Non ero io. O meglio.. ero io, ma non l'ho deciso. Ho sentito ogni cosa, ogni scossa, ogni tocco, ma era come se non lo stessi provando io.

Lei non ha parlato subito, m'ha lasciata continuare.

- Non desideravo andare a letto con lui. Era il desiderio di qualche altra donna che è stato talmente intenso da arrivare fino a me. E poi mi sono svegliata il mattino dopo, come da un sogno. Ma il mio corpo lo ricordava davvero, e questa è la parte peggiore.. perché se può succedere come con Bat.. se può succedere provando piacere.. che succede se un giorno fosse con qualcos'altro? Magari provando non solo dolore o piacere.. ma rabbia, rancore, vendetta?

Evelyn ha sospirato piano, m'ha stretto la mano tra la sua e ha solo detto

- Forse credo sia arrivato il momento d'andare a parlare con qualcuno che possa aiutarti davvero.

Ho alzato lo sguardo

- Intendi uno psichiatra?

E lei ha annuito.

Non ho avuto la forza di oppormi o dire altro, anzi, arrivati a questi punti se ci fosse qualcuno che può aiutarmi a capire davvero, ben venga. Forse è solo quello che cercavo e nemmeno lo sapevo.

Evelyn ha preso il telefono e ha cercato un po' su Google qualche psichiatra bravo e competente e per fortuna sembra essercene uno non distante da dove abito io. Chiamo e fisso un appuntamento.
Già per telefono ha voluto farmi qualche domanda per cercare di capire che tipo di paziente gli si sarebbe presentato davanti e con quale disturbo.
Ma dopo che ho fatto un breve riassunto di quello che mi sta succedendo, dall'altra parte del telefono sento solo "credo che questo sia uno dei casi più complessi che mi sia mai sorto davanti".

Finisco la conversazione e riattacco.
Appuntamento fissato, questo lunedì alle 11, perfetto. 

Ev è lì, sdraiata sul mio letto ad ascoltare della musica mai sentita al telefono. Io vado in bagno per darmi una rinfrescata alla faccia perché è devastata.

Mi guardo allo specchio ma non mi riconosco.

"Il mio riflesso sembrava muoversi un secondo dopo di me.
Solo un battito, ma l'ho visto.
E giuro che per un secondo quegli occhi non erano i miei."

Mi sono scostata velocemente dallo specchio con la faccia coperta dalle mani. Appena ho ritrovato il coraggio, mi sono riguardata.. sono di nuovo io.

Torno in camera da Ev e mi rendo conto che s'era addormentata, allora le metto la sua coperta preferita addosso, mi avvicino a lei e le sussurro "meno male che ci sei tu.." e lei fa solo un mogugno dormendo.

"Evlyn non ha avuto un passato facile.. io lo so, perché siamo cresciute assieme. Suo padre è morto quando aveva solo 7 anni in un'incidente in moto.. sua mamma 5 anni dopo s'è ammalata di cancro. Praticamente Ev è rimasta da sola molto presto, è cresciuta col nonno a cui era molto affezionata. Io l'ho conosciuta quando lei aveva 6 anni, la stessa mia età di quando successe l'episodio più brutto della mia vita. Ricordo che io stavo andando sull'altalena, quando è arrivata lei con il suo tono da bimba e mi disse di scendere, che ora toccava a lei e da quella piccola cosa è nata una grandissima amicizia, avvicinata anche ovviamente dai brutti fatti che ci accomunavano.. e a pensarci adesso la cosa che mi fa più piacere che nonostante tutti questi anni, noi siamo ancora qua, insieme e sempre più unite.."

La lascio dormire tranquilla, mentre si gira di qua è di là.
Decido di dormire un po' anch'io, mi tiro un po' su il lenzuolo e ad un tratto ecco che io non ci sono più.

Vedo una stanza diversa.
Spoglia.
Pareti color senape.
Nessuna finestra.

Io sono seduta, legata ad una sedia metallica.
Davanti a me mi sembra di intravedere qualcuno. Un uomo? Una donna? Non so.

Parla, ma non sento le parole.

Sento solo il rumore delle mie unghie, che grattano per cercare di liberarmi.
Qualcosa cola dalla mia bocca. Saliva o.. sangue.

La figura si avvicina, penso che è un uomo, perché ha il passamontagna, ma dalla stazza lo sembra.
Mi prende il viso tra le mani. Io sto tremando.

Poi dice una frase.. una frase che mi pare di non aver mai sentito prima, ma che allo stesso tempo mi risulta famigliare

"Quella ti consuma dentro.."

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