No.
Non può essere. Non lei.
All'improvviso squilla il telefono. Rispondo.
"È suo il numero che ha lasciato la ragazza da chiamare in caso di emergenza?"
"Sì, sono io, ma cos'è successo?"
"Se può venire in ospedale le spiegheremo tutto"
Il cuore mi si ferma.
Con la poca forza rimasta in corpo inizio a correre all'ospedale.
Appena arrivo, vedo una scena orribile.
Evelyn sulla barella, intubata, piena di ferite ovunque, la testa sanguinava.
Fermo il primo medico che trovo e gli chiedo cosa diamine sia successo
- Immagino che lei sia la sua amica, la ragazza era in motorino ferma al semaforo, quand'è scattato il verde lei giustamente è andata, ma un camion, che doveva stare fermo al rosso, è partito e l'ha investita. Ora è in condizioni gravissime. Mi spiace, non posso dirle altro per ora. Si sieda pure in sala d'attesa
A quelle parole rimango immobile.
In silenzio.
Non so neanche cosa dire.
Sono sotto shock.
Lei stava venendo da me, se non ci fossimo dovute vedere magari..
Qualunque pensiero mi passa per la testa.
Sono in stato confusionale.
Mi metto la testa tra le mani, tremo, e rimango lì seduta ad aspettare notizie, piangendo come una bambina e stavolta questo dolore che sto sentendo è proprio il mio, non quello di qualcun'altro.
L'attesa è lunghissima, o forse sembra solo a me.
Non ce la faccio più, mi alzo e vado a vedere se trovo un dottore per chiedere qualche informazione.
Trovo una donna e subito le corro incontro, le spiego la faccenda e mi risponde
- Mi spiace, non sarei tenuta a darle altre informazioni, ma voglio essere sincera con lei, la sua amica è in gravi condizioni di vita in questo momento e la mia equipe sta facendo del suo meglio per riuscire a salvarla. Mi dispiace, ma non posso dirle altro
La ringrazio piangendo e ritorno a sedermi al mio posto.
A parte sapere che è in gravi condizioni, non so altro.
Ma l'ho capito anch'io ormai che è in gravi condizioni, ma ditemi anche qualcos'altro per l'amor di Dio!
Sento una rabbia salire dentro di me, mai sentita così intensa.
Non so cosa fare.
L'unica cosa che mi viene in mente è chiamare Bat e spiegargli la situazione, anche perché, non ce la faccio a stare da sola.
Dopo averlo chiamato e avergli spiegato tutto, in nemmeno un quarto d'ora arriva già in ospedale. Mi abbraccia forte, perché lui è sempre stato consapevole del legame che lega me ed Evelyn e quindi può benissimo immaginare come posso sentirmi in questo momento.
Non dice una parola, si siede accanto a me e mi stringe la mano. L'unica cosa che riesce a dirmi è
- Ev è forte, vedrai che ce la farà
Non è stato per niente di conforto in quel momento, lo so che lei è forte, ma davanti a queste disgrazie non si sa mai per certo come può andare a finire.
Le ore passano e noi siamo sempre lì, in quella maledetta sala d'attesa che adesso mi sembra una prigione.
Arriva un medico, finalmente
- Le operazioni che dovevamo fare le abbiamo terminate, ora lei è in coma, e sinceramente non so dirle per quanto potrà starci
- Posso passare qui la notte dottore? Per favore
Anche se è appena mezzogiorno, io voglio assicurarmi di poterle stare accanto.
- In verità, no, non potrei farglielo fare, ma se vuole, può stare nella stanza con la sua amica, c'è un letto libero accanto al suo. Non si preoccupi, sono il primario
Dopo averlo ringraziato non so quante volte, dico a Bat che allora può tranquillamente andare a casa, visto che posso stare con lei, riesco a stare anche un pò più "tranquilla", se così si può dire..
Dopo aver salutato Bat, vado nella sua stanza, la vedo ancora intubata, piena di quelle ferite.. scoppio a piangerle praticamente addosso
- È tutta colpa mia, se non ci dovevamo incontrare questo non sarebbe successo!
Mi siedo sulla sedia accanto a lei e le parlo, le racconto, come se lei potesse sentirmi.. o magari mi sente ma non può reagire
Passo tutto il pomeriggio ad andare avanti e indietro nella stanza, ad aspettare un suo piccolo cenno. Le ore sono interminabili. Medici che corrono avanti e indietro, barelle che si scontrano l'una con l'altra perché ci sono altri casi gravi e quindi si deve fare tutto di corsa.
Passo la giornata così fino alla sera.
Do un bacio sulla fronte ad Evelyn, pregando dentro di me che in qualche modo ce la faccia.
Mi metto nell'altro letto.
Chiudo gli occhi.
Ma appena riesco a prendere sonno, l'immagine del suo incidente mi viene davanti agli occhi, come se fossi stata anch'io lì.
Scoppio in un pianto disperato.
Poi la guardo e le dico
- Ti prego, almeno tu, non mi lasciare, ho bisogno di te
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